Cercando di ricostruire l’etimologia del “cuoio” arriviamo al termine latino “corium”, dal significato letterale di “pelle di animali”, “pelle umana” o “corteccia”, non solo di albero ma strato superficiale in maniera filosofica.
Come buona parte della lingua italiana, anche questa parola trae ispirazione dal latino, anche se l’impiego del cuoio è ben oltre la distanza nel tempo degli antichi romani. I persiani per esempio prediligevano il cuoio, largamente impiegato nelle calzature poiché le proprietà isolanti del cuoio proteggevano i piedi dal calore delle terre dell’oriente. I babilonesi, una delle prime civiltà con grande abilità nella lavorazione del cuoio, erano soliti arricchire le calzature in cuoio con gioielli o ricami di pregevole fattura. Il loro cuoio era caratteristico per l’intenso colore rosso.
Una tradizione di lavorazione, questa, che perdurò nel tempo, fino ad diventare un fruttuoso commercio innumerevoli anni dopo, quando gli imperatori romani pretendevano quella qualità inimitabile. Caligola deve il suo nome a questo tipo di calzatura. Il folle imperatore romano nominò un cavallo membro del senato romano e dichiarò guerra a Nettuno, mandando i soldati a pugnalare le acque del mare. Caligola nacque all’interno dell’accampamento di una legione romana in piena guerra e deve il suo nome alla Caliga, la calzatura in cuoio dei legionari romani.
Non solo il termine “corium”, ma con il latino questa parola è utilizzata spesso come metafora. Basti pensare al modo di dire “tirare le cuoia”, che in un linguaggio colloquiale significa “morire”. Questa similitudine pare esser nata dalla malsana pratica di legare al collo dei condannati a morte delle strisce di cuoio bagnate, che col tempo si asciugavano e si restringevano, strangolando a morte il malcapitato. Oppure, in maniera altrettanto macabra, cuoia è la variante del nome al femminile plurale, che sta ad indicare le pelli animali lavorate, che subiscono un trattamento di irrigidimento dopo la morte della bestia.
Il termine italiano “corazza” deriva da “coriacea”, il femminile di “coriaceus”, ovvero “di cuoio”, che adesso è utilizzato per indicare un qualcosa di duro e resistente come il cuoio, allora significava proprio “fatto in cuoio”. “Coraggio ne aveva, e aveva il cuoio duro” recitava Verga nel “Mastro Don Gesualdo”, per definire una persona strenuamente attaccata alla vita, combattiva e resistente. Metafore che fanno giustizia ad uno dei materiali che per primi sono riusciti a concorrere nelle innovazioni della civiltà umana.
Le radici di questo antico modo di realizzare eleganti accessori e indumenti sono state tramandate fino ai giorni nostri. Noi teniamo particolarmente alla storia e al retaggio di quello che facciamo, maneggiando con cura ogni nostro articolo.